Apostoli della Divina Misericordia

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Apostoli della Divina Misericordia con Maria Regina della pace

SINTESI CCC - SCHEDA 3_4

Il Secondo e il Terzo ComandamentoScarica il testo   SINTESI CATECHISMO della CHIESA CATTOLICAPARTE TERZA "LA VITA IN CRISTO". SCHEDA 3_4 = IL SECONDO E IL TERZO COMANDAMENTO   Premessa sul 2° comandamento: Il secondo comandamento prescrive di rispettare il nome del Signore. «Il nome del Signore è santo». Per questo l'uomo non può abusarne. Lo deve custodire nella memoria in un silenzio di adorazione piena d'amore. Il secondo comandamento proibisce l'abuso del nome di Dio. Le promesse – non i giuramenti – fatte ad altri nel nome di Dio impegnano la fedeltà divina: devono essere mantenute per giustizia. La bestemmia si oppone direttamente al secondo comandamento. Consiste nel proferire contro Dio - interiormente o esteriormente - parole di odio, di rimprovero, di sfida, nel parlare male di Dio, nel mancare di rispetto verso di lui.   La bestemmia è contraria al rispetto dovuto a Dio e al suo santo nome. Per sua natura è un peccato grave [Cf Codice di Diritto Canonico, 1369].   Le imprecazioni, in cui viene inserito il nome di Dio senza intenzione di bestemmia, sono una mancanza di rispetto verso il Signore. Il secondo comandamento proibisce anche l' uso magico del nome divino.   Il nome di Dio pronunciato invano: Il secondo comandamento proibisce il falso giuramento. Fare promessa solenne o giurare è prendere Dio come testimone di ciò che si afferma. E' invocare la veracità divina a garanzia della propria veracità.   E' spergiuro colui che, sotto giuramento, fa una promessa con l'intenzione di non mantenerla, o che, dopo aver promesso sotto giuramento, non vi si attiene. Lo spergiuro costituisce una grave mancanza di rispetto verso il Signore di ogni parola. Impegnarsi con giuramento a compiere un'opera cattiva è contrario alla santità del nome divino. Gesù ha esposto il secondo comandamento nel Discorso della montagna: «Avete inteso che fu detto agli antichi: "Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti!". Ma io vi dico: non giurate affatto. . . Seguendo san Paolo, [Cf 2Cor 1,23; Gal 1,20 ] la Tradizione della Chiesa ha inteso che la parola di Gesù non si oppone al giuramento, allorché viene fatto per un motivo grave e giusto (per esempio davanti ad un tribunale).   Il nome cristiano: Nel Battesimo il nome del Signore santifica l'uomo e il cristiano riceve il proprio nome nella Chiesa. Può essere il nome di un santo, cioè di un discepolo che ha vissuto con esemplare fedeltà al suo Signore. Il nome di ogni uomo è sacro. Il nome è l'icona della persona. Esige il rispetto, come segno della dignità di colui che lo porta.     Premessa sul 3° comandamento: il terzo comandamento del Decalogo ricorda la santità del sabato. La Scrittura a questo proposito fa memoria della creazione e rivela nel giorno del Signore anche un memoriale della liberazione di Israele dalla schiavitù d'Egitto. Dio ha affidato a Israele il sabato perché lo rispetti in segno dell'alleanza perenne [Cf Es 31,16 ]. Il Vangelo riferisce numerose occasioni nelle quali Gesù viene accusato di violare la legge del sabato. Ma nella sua bontà, Cristo ritiene lecito «in giorno di sabato fare il bene» anziché «il male, salvare una vita» anziché «toglierla» ( Mc 3,4 ).     Il giorno del Signore: In quanto «primo giorno», il giorno della Risurrezione di Cristo richiama la prima creazione. In quanto «ottavo giorno», che segue il sabato, esso significa la nuova creazione.   Eucaristia domenicale: La celebrazione domenicale del Giorno e dell'Eucaristia del Signore sta al centro della vita della Chiesa. Questa pratica dell'assemblea cristiana risale agli inizi dell'età apostolica. «La parrocchia è una determinata comunità di fedeli che viene costituita stabilmente nell'ambito di una Chiesa particolare. E' il luogo in cui tutti i fedeli possono essere convocati per la celebrazione domenicale dell'Eucaristia.   Obbligo: L'Eucaristia domenicale fonda e conferma tutto l'agire cristiano. Per questo i fedeli sono tenuti a partecipare all'Eucaristia nei giorni di precetto, a meno che siano giustificati da un serio motivo (per esempio, la malattia, la cura dei lattanti o ne siano dispensati dal loro parroco). Coloro che deliberatamente non ottemperano a questo obbligo commettono un peccato grave. La partecipazione alla celebrazione comunitaria dell'Eucaristia domenicale è una testimonianza di appartenenza e di fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa.   Cessazione dal lavoro: Come Dio «cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro» (Gn 2,2), così anche la vita dell'uomo è ritmata dal lavoro e dal riposo. Durante la domenica e gli altri giorni festivi di precetto, i fedeli si asterranno dal dedicarsi a lavori o attività che impediscano il culto dovuto a Dio, la letizia propria del giorno del Signore, la pratica delle opere di misericordia e la necessaria distensione della mente e del corpo. Le necessità familiari o una grande utilità sociale costituiscono giustificazioni legittime di fronte al precetto del riposo domenicale. E' doveroso per i cristiani che dispongono di tempo libero ricordarsi dei loro fratelli che hanno i medesimi bisogni e i medesimi diritti e non possono riposarsi a causa della povertà e della miseria. I cristiani santificheranno la domenica anche dando alla loro famiglia e ai loro parenti il tempo e le attenzioni che difficilmente si possono loro accordare negli altri giorni della settimana. La domenica è un tempo propizio per la riflessione, il silenzio, lo studio e la meditazione.      

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